mercoledì 28 aprile 2010

                
                     MiSeReRe 




  " Il senso è la virtù dei forti ",                                                                  
                             cantava così del destino un satiro sul ciglio improvvisato 
                                                                                                 di un bosco sulla strada, 
nel mentre dell'eternità il tempo scorreva 
e dell'innocente inganno i propri cuori sbocciati in fiore, a ricreare il cosmo; 
nessuno sospettava che il fango sarebbe stato a sommergerli
 in una disfatta quotidiana 
                                              preludio alle future genti. 
Di regno in regno le voci si rincorrevano, 
" in ogni fase c'è un epoca e in ogni epoca un passaggio ". 
Le ripetute gesta che dall'oblio tese in nuove azioni promettono cose mai viste, 
    mai udite, 
nuovi gesti 
                    per sensi imperituri.
                     
                    " Il destino è la resa dei cuori " 
                                                   battuta melodia dal vento 
                                                           spirata, 
                                                                          tra i rivoli di una pozzanghera.

domenica 18 aprile 2010



Da FinTo diArio 
             ( in disordine cronologico )  2





8 / 4 / 2010


Come eudemonico errante mi ero a peregrinare in questa notte, a tessere racconti alla rinfusa come mani operaie a sostenere tesi impassibili, versante nord, versante al belvedere. Adunata d'ombre, spiegavo al calessino come ci si poteva comportare,
come l'esercito d'ombre dispiegato nel deserto e il falco migratore agglutinato a pepite d'oro ci avrebbe coperto le spalle. E quei passaggi, quella saggezza intrisa in quell'ammasso di idiozie, ci comparve quando ?


14 / 3 / 2010


Quale inferno ci canterà la notte, quale girone verrà ad abbracciarci, quale bolgia ci accoglierà e noi incontro senza la devozione di un Dante, senza la filigrana di un Miller, senza la rugiada di un Ungaretti, soli con la nostra speranza vegetale, soli con la nostra desolazione in mano agli angeli. 
Quale brace ci accenderà l'anima, ci illuminerà le ossa, ci irradierà le vene fino ad inverarci. 
Cammino sul filo di lana, cadono parole come costole d'adamo, venire a meno di sazietà, approssimarsi all'apice, al terrapieno, battaglie a vuoto, facciate di cortesia, istinti bellici, mani che sovrastano a improvvise rotture, a irrompere di qualcosa che somigli alla morte, che porti ancora, che sappia ancora la leggerezza, la freschezza di una morte.  


Uno sciame di farfalle a questa scrittura invaderà le strade


24 / 3 / 2010


Chi si è svegliato chi ? dove ? quando ?                                  
chi si è svegliato chi ? dove ? quando ?
Se qualcosa accadde, accadde tutto in una notte, l'innamoramento, il venir meno ai sensi, i petali di rose
ad ingrassare il rosso beduino di bivacchi senza rimorso, fitto di prese allo stomaco intorno al focolare,
al fuoco vibrare in fughe eliche innalzandosi. 
Se qualcosa accadde, accadde tutto in una notte, sprofondando del tutto un volto eroso
all'alba di un mattino 
Se qualcosa accadde, accadde tutto in una notte,
a rinunce di attese, a mani di infiniti rilanci, 
e non rimase all'alba di un mattino su quel volto
di un eroso mistero....
Chi si è svegliato chi ? dove ? quando ?


30 / 3 / 2010


All'ora rapsoda di nuovo, al continuo rapsodo, all'episodio rapsodo, lasciate lungo la strada da smemorate flessioni di viole voci le salasse parole messe tra le righe a digrignare i denti, facendo affidamento, allungando un filo di pensiero all'osceno trasporto delle carni, veicolo di illibazioni, veicolo di purificazioni, veicolo di inganni. 
Volti che hanno sigarette sfumate in bocca, che ammettono il passo a claudicare, che ammettono mozziconi di cenere a verdeggiare tra i cipressi di primavera, lo spuntare acerbo di fini premature, lo sgorgare di voci per rappezzo, di acque senza letto, di vertigini senza petto a infervorare di nubi il cielo azzurrino al sole elico calante. 
Eccoti di nuovo oh mandorlo in fiore, ricordi quando ti dedicai sferragliate di versi a fiorire ? mandorlo in fiore che forse non sei neanche un mandorlo, ma un albero di cui non ho la stima, ma ho l'inganno dei miei sensi, ora pertugio, ricovero di assedio, fortino di mille escandenze, ritorno a nuova di vecchia fiamma speranza.


5 / 4 / 2010


Tu mi chiedi cose che appartengono ai ritorni di fiamma, alle esplosioni a velocità intermittenti, a baci senza accusa, a frane di lacrime, mentre spoglio con le mie mani le tue gambe,
avido mi appendo alla tua disponibilità.


15 / 3 / 2010


.....I poeti sono davvero dei demoni accompagnati da demoni, incalzati da demoni, perseguitati da demoni, incantati da demoni,
nudi cercando, nudi svestendo, nudi desiderando,
nudi implorando della stoffa dei santi.
Vado in lavanderia a ritirare il mio abito in tinta amaro.



sabato 17 aprile 2010



DI  IMPROVVISE INTUIZIONI 
                                      che lasciando passano.........